Il disturbo causato dal rumore in tutti i tipi di ambienti è spesso un aspetto trascurato o identificato come secondario.
Una qualità acustica degli ambienti ben calibrata è invece un parametro decisivo e fondamentale per la valutazione commerciale di un immobile, mentre per i luoghi di aggregazione contribuisce a creare ambienti sani e adeguati alle lunghe permanenze.
Il rumore è per la salute uno dei rischi fra i più subdoli proprio perché non si vede, non pesa ed è soggettivo perché dipende dalla percezione del singolo. Inoltre è accertato che risulta dannoso non solo per l’udito; la socioacusia, per esempio, è la diminuzione dell’udito a causa dell’esposizione all’inquinamento acustico e può generare anche altri “effetti extrauditivi” che possono interessare l’apparato gastroenterico, il sistema endocrino e il sistema nervoso, come riportato nel “Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia” nella sezione dedicata alla Medicina del Lavoro. Le alterazioni posso riguardare inoltre le vie respiratorie, incidere sui disturbi del sonno e portare effetti di tipo psicologici come stress.
VALUTAZIONE DEL RUMORE : la norma ISO 1996 del 1971
Il rumore di fondo è definito come quel livello acustico al quale tutti siamo sottoposti nel normale svolgimento delle attività che caratterizza l’ambiente nel quale ci troviamo, altrimenti detto “silenzio relativo”. Il rumore residuo invece è la pressione sonora ponderata che si rileva escludendo una specifica sorgente disturbante (evento eccezionale), ma che comprende tutte le attività antropiche, il traffico e altre attività rumorose, ottenuta per differenza rispetto al livello di rumore di fondo. Infine il rumore ambientale è l’insieme del rumore residuo e delle sorgenti disturbanti di natura eccezionale.
La norma ISO 1996 del 1971 riguardante la “Descrizione, misurazione e valutazione del rumore ambientale” e fissa il limite di tollerabilità del rumore di fondo per una determinata soglia di decibel in più rispetto alle condizioni normali di quell’ambiente; determina inoltre i valori assoluti rispetto al rumore ambientale e nel rapporto fra rumore ambientale e rumore residuo. La tollerabilità della norma non può ovviamente avere un tipo di applicazione assoluta, ma ha carattere relativo al caso concreto e alle condizioni di quel determinato ambiente dove si svolge la rilevazione.
AMBIENTE DI LAVORO E RISCHIO ACUSTICO
Lo stato si occupa della salvaguardia dell’ambiente e dei sui cittadini e quindi anche dell’inquinamento acustico e del rumore prodotto nell’ambiente. Con la Legge 447/95, (Legge quadro sull’inquinamento acustico) si delimitano i provvedimenti necessari per la limitazione delle immissioni sonore, quindi la qualità acustica degli ambienti, stabilendo una soglia limite ammissibile.
Specifica per la salvaguardia dell’ ambiente di lavoro è invece la legge n.123 del 3 agosto 2007 in materia di “tutela e salute della sicurezza nei luoghi di lavoro”. In essa si delimitano i valori inferiori e superiori alla dose di rumore che ciascun lavoratore può sopportare sul posto di lavoro in relazione alla tipologia di ambiente. Il decreto D.Lgs. 81/08, art. 190, valuta il rumore durante le effettive attività lavorative in base al livello e alla durata dell’esposizione stimando gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza che hanno implicato rumore o segnali di avvertimento atti a ridurre il rischio di infortunio.
Secondo questi decreti il datore di lavoro è tenuto a mettere a disposizione dispositivi di protezione per l’udito e a vigilare sul loro utilizzo da parte dei dipendenti, così come a verificare l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative per ridurre l’emissione del rumore. Questo non solo per la salute e la qualità dell’ambiente di lavoro, ma anche per tutelare l’organizzazione e la continuità dell’attività lavorativa poiché un’elevata esposizione al rumore produce la diminuzione della normale capacità lavorativa e può contribuire all’aumento degli infortuni, poiché riduce l’attenzione e la percezione delle rotture meccaniche e dei segnali di allarme ad esempio.
La valutazione del rischio acustico sul posto di lavoro è un obbligo per il datore di lavoro, esso viene compreso nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) che contiene una valutazione di tutti i rischi inerenti salute e sicurezza dei lavoratori, le caratteristiche del rischio e le misure adeguate per le misure preventive.
L’individuazione del rischio acustico e la salvaguardia della qualità dell’ambiente di lavoro è solo uno degli aspetti da tenere in considerazione per implementare una buona strategia di risk management che però molto spesso viene trascurato. Dobbiamo ricordarci che l’inquinamento acustico risulta essere un problema socio-sanitario di importanza mondiale che riguarda tutti gli esseri viventi. La sensibilizzazione verso queste tematiche dovrebbe partire in primis dalle istituzioni e dalle aziende che devono applicare e far applicare le norme per la tutela delle attività umane e dei diritti fondamentali dell’individuo.
FONTI:
http://www.uni.com/index.php?option=com_content&view=article&id=365%3Aqualita-acustica-degli-ambienti&Itemid=1489 https://www.euroacustici.org/AIA_2004_MATTIA.pdf http://www.acustica.it/documenti/monza_270101/pacini_novo.pdf https://www.euroacustici.org/Relazione_Bianchi_Carratu.pdf http://www.acustica.it/documenti/monza_270101/pacini_novo.pdf http://www.crbnet.it/FisicaTecnica/didattica/lezioni/fisica_tecnica_Nicolini/Normativa_Rumore.pdf http://www.med.univpm.it/sites/www.med.univpm.it/files/Sicurezza/Esposizione%20rumore-%20D.Lgs.%2081%20Titolo%20VIII.pdf