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SVILUPPO SOSTENIBILE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO AMBIENTALE

Una delle sfide centrali della nostra epoca riguarda l’implementazione di uno sviluppo sostenibile poiché va ad incidere sulla salute pubblica e dell’ambiente; esso richiede uno sforzo di ottimizzazione delle risorse in funzione di scelte nuove e innovative e un diverso modo di pensare e di agire.

Mentre da una parte l’innovazione tecnologica favorisce la crescita economica, dall’altra racchiude la potenzialità per aiutare a gestire i rischi e le minacce connessi alla sostenibilità e agli impatti ambientali ed economici che ne derivano.

La misurazione predittiva del rischio ambientale è la sfida che la public policy impone alle aziende rispetto alla gestione delle produzioni, all’immissione sul mercato dei nuovi prodotti, ai servizi accessori forniti e a come essi impattano sul pianeta Terra.

La valutazione dei rischi può essere gestita attraverso elementi quali dati misurabili, metodi specifici e strumenti altamente tecnologici; questo vale anche per l’analisi dei rischi ambientali che possono derivare da eventi naturali ed attività industriali.

Secondo un sistema strutturato che evidenzi gli scenari con particolare esposizione al rischio e le aree di vulnerabilità è possibile sintetizzare un indice di rischio con lo scopo di evitare conseguenze negative per la salute ambientale, umana e la continuità delle imprese che operano sul territorio.

Per rispettare le aspettative sociali che vertono sulle aziende ed essere in grado di comunicare in maniera chiara e trasparente è necessario che le stesse provvedano alla creazione di un report di sostenibilità che fornisca indicatori di performance economica, ambientale e sociale dell’organizzazione.

In quest’ottica, il tema rischio ambientale viene esteso a tutti i portatori di interesse dell’azienda (sindacati, investitori, clienti), e dà all’azienda la possibilità di godere di una più ampia credibilità, nonché di avere a disposizione uno strumento di supporto alle decisioni che aiuta a rispondere a domande come:

  • Cosa potrebbe andare male?
  • Quante sono le possibilità che accada?
  • Quali saranno le conseguenze se accade?

Nel caso del rischio ambientale, esso si esprime in funzione di tre fattori che costituiscono i criteri di vulnerabilità:

  1. pericolosità ambientale (probabilità che un evento si verifichi in un dato luogo e in un determinato intervallo di tempo);
  2. vulnerabilità territoriale (densità della popolazione, morfologia del territorio, caratteristiche degli insediamenti industriali, delle infrastrutture);
  3. valore (entità del danno prodotto).

La salvaguardia del patrimonio ambientale è intimamente collegata alla realizzazione di un’economia sostenibile e alla corretta valutazione dei rischi connessi a ciascuna impresa.

Nel nostro paese il rischio è spesso affrontato con un atteggiamento che può essere sintetizzato nella frase “Speriamo che non accada”, ma quando si parla di comparti che hanno uno stretto legame con criticità e rischi ambientali sarebbe opportuno prevedere eventuali avvenimenti avversi.

Proprio per questo motivo la legge 68/2015, varata nel maggio 2015, pone le aziende di fronte ad una presa di coscienza dei “reati contro l’ambiente” e infiamma l’opinione pubblica sui temi sensibili e legati alla sostenibilità delle attività economiche strettamente correlate all’ambiente.

Con la legge sugli eco-reati, gli illeciti prevedono una responsabilità penale non solo dell’esecutore del reato ma anche la responsabilità amministrativa delle imprese e le modalità di reato “colpose”.

Questo significa che le organizzazioni non rispondono dei reati commessi dai propri dipendenti solo se possono provare di aver adottato ed attuato efficacemente il modello di Organizzazione Gestione e Controllo 231, che prende in analisi:

  • CONTESTO: Analisi del contesto, non solo ambientale, in cui opera l’organizzazione e mappatura degli aspetti ambientali rilevanti, dei suoi bisogni e delle aspettative degli stakeholder
  • RISK ASSESSMENT: L’introduzione del concetto di analisi e valutazione del rischio e necessità di definire azioni volte alla sua prevenzione
  • LEADERSHIP: Coinvolgimento di tutti i livelli dell’organizzazione nel Sistema e integrazione delle priorità ambientali nel business
  • LIFE CYCLE PERSPECTIVES: Percezione più ampia relativa alle conseguenze sull’ambiente legate ad attività a monte e/o a valle in fase di analisi, maggiore attenzione al controllo sull’operato di fornitori/appaltatori le cui attività possano determinare fenomeni di inquinamento ambientale in fase di gestione.

In quest’ottica, l’impresa si trova di fronte a tutta una serie di rischi da valutare che possono essere gestiti da un processo oculato di risk & opportunity management, trasformando gli stessi da minacce in opportunità a seconda di come vengono affrontati:

Lo sviluppo economico dell’azienda viene legato in questo modo alla gestione del rischio ambientale che si traduce in un agire di tipo sostenibile, ovvero basato fondamentalmente sul rispetto dell’ambiente e della capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane. L’obiettivo è che nei paesi in cui l’attività dell’azienda viene esercitata vi sia compatibilità fra essa e i ritmi di crescita dell’ecosistema e che l’azienda sia riconosciuta ed apprezzata pubblicamente, in relazione alla sua capacità di integrarsi con l’ambiente e i bisogni sociali.

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2017-02-19T09:02:16+01:00Gennaio 27th, 2017|Risk Management|
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