Uno sviluppo sostenibile è basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che miri alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente.
Quando parliamo di sostenibilità pertanto gli obiettivi spaziano dall’uguaglianza di genere alla promozione dell’innovazione e dell’industrializzazione sostenibile, dall’adozione di misure per combattere il cambiamento climatico all’invito ad un uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, e sono declinabili in qualsiasi tipo di business.
I governi premono affinché le imprese prendano coscienza del loro ruolo sociale, i consumatori sono sempre più sensibili ai temi di sostenibilità quando compiono scelte d’acquisto, mentre gli investitori richiedono ai board di prendere in considerazione, nella declinazione della strategia aziendale, la gestione dei rischi legati a quest’area
Ovviamente i rischi variano a seconda del settore e delle dimensioni dell’organizzazione e diventa fondamentale adottare una visione olistica per individuarli e valutare l’impatto che questi possono avere sullo specifico business. In generale, i sustainability risk sono riconducibili a quattro aree. Si va dai rischi reputazionali (danni causati da comportamenti non etici, pubblicità negativa, mancanza di trasparenza) ai rischi operativi, connessi agli impatti sull’ambiente e sulla comunità, derivanti da processi produttivi o di erogazione di servizi. Particolarmente insidiosa, perché in continua evoluzione, l’area della compliance, con il rischio di mancato rispetto di norme in materia di ambiente, salute, sicurezza, lavoro. Infine, i rischi finanziari, ad esempio conseguenti ad un uso inefficiente delle risorse. Senza dubbio uno scenario complesso, che va affrontato ampliando e integrando il processo di mappatura dei rischi.
Considerando questi diversi fattore appare chiaro perchè le aziende abbiano il dovere di instaurare all’interno delle proprie strutture, la cosiddetta “cultura del rischio”, ovvero la consapevolezza che le decisioni sono influenzate dall’esperienza e dall’induzione logica (bias), come Nassim Nicholas Taleb teorizza nel libro “The black swan”. Il problema alla base della teoria è relativo alla scarsità delle conoscenze a disposizione al momento dell’analisi degli eventi, più che mai oggi poiché viviamo in un tempo investito da cambiamenti decisivi e mutabilità degli scenari e, l’ incertezza diventa la chiave che governa i meccanismi decisionali.
Ecco che la prevenzione e consapevolezza del rischio, attraverso l’ implementazione di una metodologia di analisi ciclica e continua (ERM) dei processi operativi e dell’evoluzione degli scenari interni ed esterni che coinvolgono gli enti attori del sociale, diventa la chiave per il raggiungimento degli obiettivi sostenibili.
Operando in un ambiente complesso aumenta la probabilità di “perturbazioni” per il convergere di elementi di rischio che vanno ad interagire fra di loro. Creare le competenze trasversali per la gestione di un rischio che è sistemicamente legato alla società e alla cultura, promuovere una responsabilità sociale combinando prevenzione, protezione e assicurazione, sono le basi per lo sviluppo di una crescita sostenibile.
Esistono diversi indicatori di una sana cultura del rischio e occorre considerarli nell’insieme e come mutualmente corroboranti.
Questi indicatori includono:
- Tono dall’alto: Il consiglio di amministrazione e l’alta direzione sono il punto di partenza per stabilire i valori principali e la cultura del rischio e i loro comportamenti devono riflettere i valori sostenuti.
- Responsabilità: Una gestione del rischio efficace richiede che i dipendenti a tutti i livelli comprendano sia i valori principali delle cultura del rischio dell’istituzione, sia il suo approccio al rischio, che siano capaci di svolgere le mansioni a loro prescritte e siano consapevoli di essere considerati responsabili per le loro azioni relative all’assunzione dei rischi da parte dell’istituzione.
- Critica efficace: Una sana cultura del rischio favorisce un ambiente in cui sia possibile una critica efficace e in cui i processi decisionali promuovono una varietà di punti di vista; consente di controllare le prassi vigenti e di stimolare un’attitudine critica positiva tra i dipendenti e un ambiente per la partecipazione aperta e costruttiva.
- Incentivi: La gestione delle performance e dei talenti dovrebbe incoraggiare e rinforzare il sostegno ai comportamenti per la gestione del rischio
Per affrontare al meglio queste sfide, la cultura del rischio è fondamentale in quanto primo strumento abilitante per la gestione del rischio in grado di influenzare tutte le aree di attività, facendo della responsabilità per la gestione del rischio una priorità per l’intera organizzazione. Senza di questa non può esserci alcuna profittabilità sostenibile e alcun rendimento per i diversi portatori di interesse.
Fonti: http://www.lamiafinanza-green.it/component/content/article?id=28666) http://www00.unibg.it/dati/corsi/91062/66813-2%C2%B0%20modulo%20TESTO.pdf EXE_RMNews 47