Pur in un periodo contraddistinto da un rallentamento delle attività, il mondo della certificazione continua a procedere nella sua costante ed irrefrenabile evoluzione. Oggi parliamo di PdR 146/23 e di UNI 11817 e, per commentare la novità, abbiamo voluto intervistare una nota organizzazione consulenziale, Solaris che – nell’ambito del Gruppo Converg (quest’anno al giro di boa dei suoi primi 30 anni di attività) – si occupa di tutte le attività di Compliance legate ai settori professionali.
Intervistiamo il fondatore di Solaris – Stefano Vergani – profilo noto alle cronache dell’ambiente certificativo per essere stata la sua Converg Srl (con oltre 1200 aziende clienti in consulenza sulla compliance) la prima società di consulenza in Italia a certificarsi ISO 9000 nel 1996 (CISQ CERT), la prima società di consulenza in Europa a certificarsi SA 8000 (SGS 2000) e la prima società di consulenza al mondo ad aver investito sullo schema QWEB nel 2001; Stefano Vergani ha partecipato poi a diversi team di lavoro in UNI sugli schemi attinenti al mondo dei servizi (es: ISO 22222) e ha partecipato anche all’emanazione di standard privati di taglio molto verticale (OLC 2015 rivolto al Terzo Settore).
Buon giorno Vergani e grazie per la disponibilità. Il vs. gruppo è solidamente riconosciuto per essere un’organizzazione pionieristica nell’applicazione di schemi e PdR. Come è nata e quando la tentazione di uno Schema per il mondo degli studi professionali?
I nostri rapporti di lavoro quotidiani ci fanno incontrare diverse iniziative, spesso sollecitate dagli ordini professionali; da qualche anno, è nato – ad esempio – un confronto, su più livelli, con l’Ordine dei Dottori Commercialisti e Revisori Contabili di Milano. Partecipando poi ad alcuni recenti eventi organizzati dall’Università dell’Insubria, dall’Università Federico II di Napoli e dall’Università Cattolica di Milano, con la presenza degli Ordini degli Avvocati e dei notai, era inevitabile che ci trovassimo a ragionare anche di questi aspetti pur essendo noi – nei loro confronti – più attendisti rispetto ai nostri soliti rapporti con le imprese private e le associazioni che le rappresentano. Purtroppo devo dire che, soventemente, le associazioni professionali non sempre hanno le linearità che il mondo privato possiede, per sua necessità fisiologica di sopravvivenza nel proprio mercato, e quindi è naturale che l’approccio sia differente considerando che le aziende è da 30 anni che ragionano di schemi e certificazioni mentre gli Ordini sono sempre stati meno propensi ad assoggettarsi a controlli ispettivi da parte di terzi.
Ma, nonostante una certa “inquietudine” comunque vi siete affacciati al tema.
Si, non ci siamo fatti coinvolgere in prima persona, come a volte accade, ma abbiamo lasciato alle organizzazioni professionali portare avanti il vessillo dello studio e della progettazione del PdR mantenendo un profilo “consultivo” sugli aspetti prettamente metodologici degli schemi. In pratica abbiamo cercato di fare un po’ l’ “avvocato del diavolo” – ovvero – ci siamo posizionati dalla parte del cliente e del consumatore, per capire se questo aspetto di percorso certificativo avrebbe potuto portare dei benefici di trasparenza e di efficacia ai consumatori e non solo un “bollino” che avrebbe giustificato spese ulteriori (spesso ritenute anacronistiche) da chi deve fornire tali prestazioni. Peraltro avendo anche un ruolo ufficiale all’interno dell’Associazione non profit FEDERCONTRIBUENTI dovevo comunque indissolubilmente avere questa posizione critica. Se l’approccio dello Schema non porta qualità e migliorie all’attività dei professionisti non serve a nulla per i loro clienti.
Quindi come ha poi espresso le sue esperienze e la sua visione verso gli studi professionali che da oggi manifestano la volontà di percorrere il sistema di gestione previsto dallo Schema e la sua certificabilità nel tempo?
Ribadisco che – come succede anche in altri contesti – il rischio della corsa al “bollino “ avrà diversi approcci e sfaccettature: ci saranno sicuramente studi professionali che vanteranno la certificazione (se raggiunta) per acquisire un maggior numero di clienti e strappare condizioni economiche di servizio anche più onerose (magari mantenendo sempre una scarsa trasparenza reale nelle procedure interne e verso i committenti) ma confido in quella schiera di studi fedeli al vero spirito professionale e soprattutto alle nuove leve che utilizzino lo schema, la sua implementazione e la certificazione esterna di parte terza, come un’occasione irripetibile nell’offrire ai clienti servizi migliori, trasparenti e, forse, meno onerosi di tanti altri colleghi ma con un futuro di numeri a crescere per il passa parola. Peraltro abbiamo sentito già parlare di prossime classifiche sulla reale professionalità degli studi professionali contraddistinti da questa certificazione e ci è già stato proposto di partecipare ai comitati valutativi esterni, non certo per mettere in discussione la validità del certificato, ma la reale portata della qualità effettivamente percepita dal cliente.
Però potrebbe essere critico per voi svolgere attività di consulenza e poi trovarvi in un Comitato di valutazione.
Come sempre in questi casi, nei regolamenti operativi dei comitati, laddove ciò potesse verificarsi il membro del comitato sarà escluso dalla valutazione peraltro – alla data – più che attività vera e propria di consulenza, Solaris è coinvolta in attività formative, di approccio degli studi alla metodologia degli schemi ed ai contenuti del PdR 146 e della UNI 11817; stiamo addestrando le risorse degli studi ad assumere la loro autonomia nella predisposizione ed attuazione del sistema.
Venendo invece ai requisiti del PdR – e/o della UNI 11817 – cosa, secondo voi, potrebbe creare difficoltà interpretative ed applicative e cosa si sarebbe potuto migliorare prima della sua emanazione?
Secondo coloro che hanno progettato il PdR gli studi che otterranno la certificazione, si impegnano a promuovere le pari opportunità e l’inclusività e a gestire con trasparenza la durata dei congedi di maternità e paternità, la presenza di eventuali permessi familiari, le iniziative di parental policy con l’introduzione dell’orario flessibile, dello smart working, fino all’assegnazione di incarichi maggiormente compatibili con le esigenze dei neogenitori. Il PdR è invece estremamente carente di iniziative di trasparenza e qualità procedurale a vantaggio dei clienti e questo è secondo me una mancata sensibilità verso i clienti ed un serio ostacolo ad uno degli obiettivi di ASLA ovvero quello di “aumentare le performance verso i clienti, fidelizzandoli”. Credo che invece la norma UNI 11871 possa essere più utile agli studi virtuosi, al di là dell’introduzione a procedure di selezione, sia per i collaboratori interni, che per gli esterni e i fornitori, per la formazione continua come asset organizzativo. Conosco una moltitudine di studi legali, commercialisti e notai e mi sono fatto una idea generale di bassa qualità e rispetto della professione e della clientela ma – come tutti – spero che queste novità normative possano invece contribuire a rilanciare il vero buon nome delle singole professioni e non si rischi la somiglianza con lo sventurato Giacomo Antonio Galluzzi nello splendido ed attualissimo libro dello storico Mario Comincini “Il falsario dei documenti della nobiltà lombarda”.
STEFANO VERGANI – Consulente di Direzione in organizzazioni private e pubbliche, Docente e Valutatore Ispettivo di terza parte per conto di primari OdC. Docente per vari Enti professionali sui temi della Sicurezza, Igiene e Salute. Consulente accreditato per le attività di Innovation Management secondo lo schema ISO 56002. Formatore per Enti Associativi quali: Confindustria – Assoservizi – Confapi – Federcontribuenti. Membro e docente di AIPA – Associazione per la Pianificazione ed il Management strategico. Fondatore del Gruppo Converg (1992). Fondatore e primo Presidente dell’Associazione Nazionale delle Imprese AISOM (2009). Progettista e realizzatore di schemi di certificazione proprietari nell’ambito del Terzo Settore. Membro di una decina di consigli di Amministrazione in entità private e pubbliche.
Comunicazione a cura della Redazione