La situazione del comparto dell’attestazione di conformità in Italia è stata oggetto di uno studio congiunto tra ALPI (Associazione Laboratori di Prova ed Organismi di Certificazione e Ispezione) e CRIBIS D&B, società del Gruppo CRIF, presentato nell’ambito del convegno “Testing Inspection Certification (TIC) La situazione in Italia” tenutosi lo scorso 6 maggio a Bologna.
a cura di Ing. Paolo Moscatti
Il convegno ha potuto contare sugli interventi del Dott. Bruno Panieri, Direttore Politiche Economiche di Confartigianato, dell’Ing. Luigi Perrisich, Direttore Generale Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici e del Dott. Filippo Trifiletti, Direttore Generale di ACCREDIA.
L’indagine, con riferimento agli anni 2011, 2012 e 2013, si poneva lo scopo di una prima fotografia del comparto, necessaria a definire un modello d’analisi da utilizzarsi periodicamente al fine di ottenere informazioni sulla numerosità, tipologia ed andamento economico del complesso delle aziende operanti nel settore dell’attestazione di conformità.
L’analisi dei dati raccolti da CRIBIS e sintetizzati dall’Ing. Rodolfo Trippodo, Presidente ALPI, ha evidenziato la grande difficoltà di definire l’ambito stesso del comparto TIC in Italia. Le imprese operanti in questo settore sono inserite in numerosissimi ed imprevedibili codici ATECO e solo attraverso una accurata selezione manuale, che tuttavia non può essere priva di omissioni, si è riusciti a definire un panel degli operatori del settore.
In definitiva sono state prese in esame 3.228 aziende, 2.771 delle quali non sono accreditate, 2.007 laboratori e 764 Organismi di Certificazione e Ispezione, e 457 accreditate, 344 laboratori e 113 Organismi di Certificazione ed Ispezione (qui di seguito definiti OCI). La distribuzione di queste imprese sul territorio nazionale, ricalca la diversa industrializzazione delle regioni italiane, quindi le regioni con il maggior numero di operatori del settore TIC sono la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto, seguite da Piemonte, Campania e Toscana.
Interessante anche notare come la maggior parte degli Organismi abbia la data di fondazione dell’impresa tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 del secolo scorso, anni nei quali le esigenze di attestazione di conformità, e di mutuo riconoscimento, iniziavano a farsi più pressanti sull’onda degli eventi che hanno portato alla nascita della Comunità Europea e, successivamente, dell’Unione Europea. Negli anni successivi il mercato ha comunque registrato un incremento degli operatori del settore, con un altro picco, seppur di minore entità, proprio in questi anni di crisi o, se vogliamo, di grande cambiamento. Questo dato fa ben sperare sulla vitalità di un settore che è di fondamentale supporto alla competitività delle nostre aziende.
Tra i tanti dati presentati, riteniamo particolarmente interessante soffermarci su due aspetti: la dimensione d’impresa e la redditività.
Relativamente alla dimensione d’impresa il comparto ricalca la dimensione media delle imprese italiane e quindi una grande frammentazione:
fino a 5 dipendenti = 77%
tra 6 e 50 dipendenti = 21%
oltre i 50 dipendenti = 2%
A questa distribuzione fa eco un’analoga frammentazione dei fatturati (€):
Inferiore a 1 milione = 79%
Tra 1 e 5 milioni = 17%
Tra 5 e 10 milioni = 2%
Oltre i 10 milioni = 2%
Da notare che gli Organismi accreditati, tanto i Laboratori quanto gli OCI, presentano fatturati mediamente più elevati rispetto ai soggetti non accreditati. Ad esempio il 42% dei Laboratori accreditati ha un fatturato superiore al milione di euro, contro il 18% dei Laboratori non accreditati. Tra gli Organismi di Certificazione ed Ispezione, quelli con fatturato superiore al milione di euro sono rispettivamente il 58% degli accreditati ed il 20% dei non accreditati.
Un dato curioso è rappresentato dal fatturato medio per dipendente. Sarebbe lecito attendersi una certa valorizzazione dell’accreditamento, ovvero un fatturato medio per dipendente superiore nei soggetti accreditati. Questo è verificato per gli OCI mentre è stranamente in controtendenza per i Laboratori dove sono i soggetti non accreditati a spuntare un maggior fatturato per dipendente. Pare quindi che il mercato riconosca il valore dell’accreditamento più nei confronti degli OCI che dei Laboratori.
Questi ultimi, mediamente, sembrano non riuscire a recuperare sul mercato i maggiori costi dovuti al personale dedicato alle attività di ottenimento e mantenimento dell’accreditamento. Questo dato ripropone, in modo oggettivo, il tema della valorizzazione dell’accreditamento dei Laboratori di Prova e di Taratura.
I trend di fatturato sono in leggera crescita tanto per i laboratori quanto per gli OCI, con uno spunto maggiore, tra il 2012 ed il 2013, a favore dei soggetti accreditati.
Infine, a fronte di un rating che definisce la rischiosità inferiore alla media (il 56% delle imprese del settore, con un “solo” 8 % di imprese a rischio elevato), si registra purtroppo un progressivo calo del Margine Operativo Lordo delle imprese del settore.
Il dato sarebbe certo da indagare con maggior profondità ma lo rileviamo con una certa preoccupazione per il suo riflesso sulle capacità di investimento che, soprattutto nei Laboratori, costituiscono un elemento essenziale per la competitività e la crescita e dell’impresa.
Questa indagine, come premesso, rappresenta il primo passo di un tentativo di caratterizzazione del settore TIC che, pur contribuendo per oltre il 2% al PIL Italiano, ad oggi sfugge ad ogni analisi settoriale.
I dati raccolti sono disponibili nel Watch Report ALPI aggiornato a dicembre 2013 e per ogni informazione al riguardo è possibile contattare la segreteria dell’associazione all’indirizzo mail info@alpiassociazione.it o collegandosi sul sito web dell’Associazione www.alpiassociazione.it.