Al contrario di ceramica e vetro, non lascia tracce archeologiche, né si presta a venir riprodotto in affreschi e dipinti. È il sapone. Sarà forse per questi motivi che nessuno è riuscito a ricostruirne con esattezza la storia, dall’antichità ai giorni nostri. Una leggenda narra che, su una spiaggia ligure, un pescatore avesse dimenticato un paiolo con resti di olio di oliva e altre sostanze contenenti soda. Senza volerlo, la moglie fece cuocere a lungo tale composto, ottenendo il sapone, in dialetto ‘savun’, da cui deriverebbe il nome di quella città, Savona. Ma solo ai primi dell’800, il parrucchiere londinese Andrew Pears lo trasformerà in un vero e proprio cosmetico profumato.
Oggi non è solo un accessorio basic per l’igiene e la bellezza; è anche una sorta di ‘feticcio’ che alimenta la passione di moltissimi moderni saponieri che si dilettano a forgiare prodotti con le tecniche più disparate: a freddo o a caldo (nel forno o a bagnomaria, per esempio), partendo da basi di glicerina già pronte o ‘rilavorando’ vecchi saponi.
Per trasformare un semplice hobby nella vocazione di una vita intera non basta, però, qualche ora libera e un pizzico di entusiasmo. Servono costanza e intuizione, volontà e fantasia, pragmatismo e lungimiranza. Un mix di doti non facili da trovare, ma che di certo appartennero a un pioniere di questa sapiente attività artigianale, Dante Nesti, fondatore dell’omonimo saponificio fiorentino.
Nel 1945 aveva 20 anni quando iniziò a fare il sapone in casa sua servendosi di una piccola caldaia da 50 litri. Solo tre anni dopo, la sua geniale, ma improvvisata abilità aveva già assunto le sembianze di una solida azienda iscritta alla camera di Commercio del capoluogo toscano.
Oggi la Nesti Dante, diretta dal figlio Roberto ( e dalla moglie Laura ) e dalla terza generazione (Carolina con il marito Simone), è una delle poche realtà al mondo che, seppure su scala industriale, produce sapone ancora con metodi artigianali, effettuando il ciclo completo di lavorazione attenendosi rigorosamente al tradizionale processo di cottura in caldaia (da 70 mila a 120 mila litri di capienza). Questo processo richiede alcuni giorni e l’assistenza continua, anche manuale, di mastri saponieri e profumieri in grado di controllare le varie fasi del processo (saponificazione, lavaggio, liquidazione, decantazione ed estrazione da appositi essiccatori sottovuoto).
Completano questa ricetta di successo sia la squisita raffinatezza delle confezioni curate nei minimi dettagli, sia l’utilizzo di materie prime selezionate, di altissima qualità e prive di tensiottivi sintetici, responsabili di allergie e irritazioni cutanee, capillari e oculari.
Il bilancio dell’azienda fiorentina? Mezzo secolo di impegno coerente illuminato dagli obiettivi di eccellenza del suo fondatore. Il loro motto infatti è: “Noi lavoreremo sempre non per essere i più grandi, ma per essere i migliori”.
Il Saponificio Nesti Dante Firenze è certificato ISO 9001 dal 20.04.1999