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IL RISK MANAGEMENT NELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE ITALIANE

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Premessa

Il legame tra rischio e impresa è insito nella genesi stessa dell’azienda: l’imprenditore sa che la sua avventura sarà soggetta all’influenza di fattori esterni, di natura competitiva e non competitiva, che influenzeranno l’operatività dell’azienda. L’imprenditore sa anche che potranno incidere notevolmente sul suo valore. Il rischio imprenditoriale rappresenta la possibilità di ottenere un reddito inferiore a quanto atteso nel caso si verifichino condizioni che determinino una crescita ridotta dell’impresa. In un sistema economico aperto infatti, è la capacità di rischiare che porta ad un profitto sul lungo termine: il concetto stesso di rischio imprenditoriale include l’idea dell’azione, del governo del rischio a vantaggio della propria impresa. La problematica insorge quindi nel momento in cui l’azienda subisce i rischi senza attuare efficaci processi di gestione.

Va ammesso, per primo dall’imprenditore, che non tutti i rischi si possono controllare con l’abilità e l’esperienza personali: l’esperienza è fondamentale nel valutare meglio i rischi ma non può evitare, o controllare, situazioni impreviste anche se prevedibili. Il primo passo quindi per l’imprenditore accorto è ammettere di non poter far affidamento solo sulle proprie capacità per controllare tutti i rischi di un’attività o di un’operazione, al contrario questo tipo di atteggiamento può condurre ad errori di valutazione per troppa sicurezza.

Redatto nel 2009 dal Comitato Tecnico ISO/TMB “Risk Management” lo standard ISO 31000 fornisce i principi e le linee guida per la gestione sistematica di qualsiasi forma di rischio all’interno di qualunque contesto, attraverso un approccio comune che permette di replicare i processi in qualsiasi organizzazione.

Obiettivo del processo di Risk Management è di proteggere il valore dell’azienda e di crearne di nuovo attraverso azioni di tutela che rappresentano una fonte di stabilità. Considerati gli aspetti strategici, pervasivi e di interrelazione della gestione del rischio, essa non può non essere inclusa nel processo decisionale e diventare parte integrante di tutti i processi dell’organizzazione. In questo aiuta ad avere una visione complessiva delle attività aziendali finalizzata al miglioramento continuo dell’organizzazione.

Il fine ultimo della gestione del rischio è la salvaguardia del patrimonio aziendale, che passa per la garanzia di continuità operativa, la difesa dai rischi di responsabilità civile e la protezione degli asset intangibili (come reputazione, immagine e credibilità): il governo attento di questi elementi permette agli azionisti di conservare e accrescere il valore dell’azienda, e a questa di generare nuove risorse finanziarie.

Studio pratico

Dall’Osservatorio Politecnico di Milano – Cineas sul Risk Management nelle Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane sono state intervistate 701 aziende su tutto il territorio nazionale, appartenenti a tutti i settori dell’economia, con particolare concentrazione nei macro-settori servizi (36%) e manifattura (41%).

I risultati dell’osservatorio mostrano che le piccole imprese percepiscono la situazione del mercato attuale in maniera più negativa rispetto alle medie imprese: l’essere piccoli, infatti, non aiuta in questi anni di crisi economica. Inoltre, è in crescita il numero di imprese che percepisce il mercato in peggioramento: oltre il 46 % delle aziende lo percepisce in contrazione. Con una economia italiana in fase recessiva ormai da diversi anni e con una situazione europea ancora preoccupante le PMI si vedono sempre più “obbligate” a cogliere la sfida di aprirsi a nuovi mercati instaurando transazioni commerciali con quei paesi caratterizzati da una domanda in crescita e/o dalla disponibilità di materie prime a costi inferiori. L’entrata in nuovi mercati si conferma anche quest’anno e figura come l’operazione societaria più intrapresa dalle PMI italiane.

Da una analisi incrociata emerge che le operazioni intraprese dalle aziende sono influenzate anche dalla percezione del mercato in cui operano; si è visto che le imprese rispondono alla crescita del mercato con l’ampliamento del loro business, mentre le imprese che percepiscono il mercato in contrazione decidono per la quasi totalità (90%) di sostituire il top management, probabilmente alla ricerca di nuova conoscenza e nuovi business model.

Probabilmente le aziende che percepiscono un profilo di rischio in diminuzione vorrebbero sfruttare la loro buona posizione creando nuovi business, mentre le restanti aziende ricercano stabilità e opportunità di miglioramento della propria posizione competitiva.

È altrettanto plausibile una inversione del rapporto causa-effetto: le imprese che tendono a investire in nuovi mercati potrebbero essere sottoposte a rischi maggiori di quelle che decidono di rimanere stabili sui propri portafogli prodotti.

Le PMI che popolano il campione appaiono ancora piuttosto immature dal punto di vista della cultura del rischio: sono in aumento le aziende che percepiscono il rischio esclusivamente come eventi negativi da evitare (47,0%) ignorando il rovescio della medaglia, quindi rischio anche come opportunità che caratterizza l’evento rischioso (i.e. rischio come opportunità-minaccia); tale percezione negativa caratterizza perlopiù le piccole imprese (68%, contro 48% delle medie imprese).

Le imprese intervistate affermano che la categoria di rischi alla quale si sentono maggiormente esposte è quella del rischio finanziario (58%). Il 78% di queste afferma di essere esposta maggiormente al rischio di credito e il 42% al rischio di liquidità; le aziende che si vedono esposte al rischio inflazionistico sono invece in numero quasi irrisorio (2%).

In linea con questa visione, i rischi finanziari sono anche quelli che assorbono maggiori risorse, mentre risultano minori, in percentuale, le risorse destinate alla gestione dei rischi operativi.

Nella maggior parte delle imprese intervistate (47,1% delle piccole imprese e 37,2% delle medie) non sono previste iniziative per la trasmissione della cultura del rischio, né ai dipendenti, né al top management, né ai responsabili del risk management. Pochissime sono le imprese che mettono a disposizione dei dipendenti workshop, seminari e corsi ad hoc di risk management; circa il 30% afferma che sono previste iniziative future in merito e circa il 45% dichiara che non sono previste nemmeno in futuro.

Conclusione

Il controllo e la prevenzione del rischio passano attraverso un’attenta analisi delle strutture aziendali e dell’operatività dell’impresa a tutti i livelli. Si tratta di adottare una visione d’insieme di tutte le componenti aziendali, di studiarne l’interconnessione e di determinare così eventuali punti critici a cui porre particolare attenzione. Queste attività necessitano di un approccio oggettivo e strutturato, di un metodo di valutazione di tipo professionale ottenibile attraverso la formazione di personale interno o la ricerca di un supporto consulenziale che, a seconda del caso, può venire da parte di un professionista del risk management o di un esperto in materia del settore assicurativo (broker o compagnie). Qualsiasi impresa deve però sapere che ogni sistema di controllo parte da un dialogo continuo e aperto tra tutti i settori interni e con gli stakeholder dell’azienda, che possono fornire una visione utile ad identificare i rischi, a raccogliere input sulla metodologia d’approccio ed evidenziare preoccupazioni da recepire e tenere in considerazione nel processo decisionale.

La raccolta delle informazioni contribuisce alla definizione del contesto interno ed esterno che identificano la cultura, i processi, l’organizzazione e gli obiettivi dell’azienda e dei suoi referenti esterni: in particolare, vanno considerati informazioni essenziali per il disegno del contesto il Piano Strategico, le finalità della gestione per obiettivi (MBO), i processi aziendali, il bilancio e, se presenti, i report delle società di rating.

www.thewhiteswan.eu

Fonti:

  1. https://www.cineas.it/lib/att/pag/603/sintesi-2ed-osservatorio-riskPMI.pdf
  2. http://www.anra.it/portal/contenuti/risk-management/175/il-risk-management-spiegato-alle-pmi
2016-09-14T19:33:14+01:00Settembre 14th, 2016|Consulenti, Risk Management|
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