Sarà adottato a breve il provvedimento italiano di recepimento della Direttiva 95/2014, in materia di rendicontazione non finanziaria. Entro il 6 dicembre 2016 – termine ultimo per il recepimento – avremo anche in Italia una disciplina che obbligherà le grandi aziende di interesse pubblico a rendicontare non solo i risultati economici, ma anche i principali indicatori in materia sociale ed ambientale.
Un importante passo in avanti per affermare il valore della trasparenza e della accountability, veri e propri pilastri della responsabilità sociale.
Gli addetti ai lavori sanno che la nuova disciplina impatterà un numero limitato di aziende in Italia: si stima siano poche centinaia nel nostro Paese le grandi aziende di interesse pubblico che ricadono nel campo di applicazione della Direttiva 95/2014: imprese quotate, banche, assicurazioni con almeno 500 dipendenti, un totale di bilancio superiore ai 20 milioni di euro o un fatturato netto superiore ai 40 milioni.
Molte tra queste già da anni sono impegnate nella pubblicazione di un report di sostenibilità, e pertanto già organizzate per raccogliere annualmente i principali indicatori in tema di rispetto dei diritti umani, diversity, lotta alla corruzione, tutela dell’ambiente etc. Per queste aziende, la nuova disciplina – applicabile dal 2017 –imporrà solo il rispetto di alcuni passaggi formali e di tempistiche, allo scopo di collegare la rendicontazione non finanziaria alla Relazione sulla Gestione.
Non sfugga tuttavia la portata di questo provvedimento, che va oltre il perimetro di applicazione: si afferma il principio per cui la credibilità e l’attrattività di un’azienda (per gli investitori, per i lavoratori, per la Comunità di riferimento, per le Istituzioni) si basa sulla condivisione di informazioni aggiornate sulle performance economiche, sociali ed ambientali.
Diventa dunque stimolante per tutte le aziende – non solo per quelle “obbligate” dalla disciplina – dimostrare la propria solidità e appetibilità, scegliendo volontariamente di rendicontare le prestazioni sociali e ambientali a corredo di quelle puramente economico-finanziarie.
Per approfondire il dibattito sul recepimento in Italia, è possibile consultare le osservazioni pervenute sul sito del Ministero del Tesoro.
Anche Bureau Veritas ha fatto sentire la propria voce, mettendo in evidenza un’incongruenza rispetto al testo originario della Direttiva 95/2014, in merito ai soggetti che potranno svolgere attività di verifica indipendente sulla correttezza delle informazioni. La direttiva 95/2014 parla chiaro, affidando tale compito a: “independent assurance services providers”.
Confidiamo che il legislatore italiano non limiti l’attività di attestazione di conformità ai soli “soggetti abilitati allo svolgimento della revisione legale”, ma apra tale possibilità ad altri soggetti in possesso dei requisiti di competenza, tra cui gli organismi di parte terza accreditati, che si occupano da tempo alla assurance delle informazioni extrafinanziarie.