Presentato a Milano iFOODQ, innovativa piattaforma web che punta ad aiutare le imprese italiane nei mercati esteri attraverso una certificazione ad hoc
Gli ultimi dati di Federalimentare, presentati alla fiera agroalimentare di Anuga, a Colonia, dicono che l’export veleggia intorno ai 32 miliardi (e la produzione a 134 miliardi).
L’obiettivo dei 50 miliardi che si è prefissato il governo italiano appare ancora lontano. Con un potenziale stimato che si spinge a 70 miliardi. Che cosa non funziona nel sistema?
Parte da queste considerazioni la nascita e presentazione, a Milano, di Ifoodq, un progetto che punta a sostenere e valorizzare le imprese proprio sui mercati esteri, un marchio e network della qualità.
Uno dei maggiori problemi del nostro Paese è che le imprese medio-piccole e anche micro, presenti in grande quantità nel territorio italiano, faticano a trovare modi e risorse per mettersi in vetrina e si bloccano all’idea di esportare.
iFOODQ risponde proprio a queste difficoltà.
Dare visibilità e coinvolgere il consumatore finale è alla base del progetto di Eros Picco e Valerio Sarti.
iFOODQ è una piattaforma bilingue, italiano e inglese, accessibile dall’etichetta attraverso Qr Code e si presenta come una vetrina online. Mette in mostra le caratteristiche delle aziende e le valorizza sui mercati, in particolare esteri.
I due soci fondatori del progetto sono Eros Picco, chef del ristorante stellato Innocenti Evasioni, che vanta esperienze internazionali in Giappone, Florida, ed è molto noto in Cina, dove spesso torna (il 10 novembre sarà dal console italiano in concomitanza con la settimana eno-gastronomica italiana) e Valerio Sarti, tecnologo alimentare esperto in certificazioni.
A sostegno un team di professionisti del settore, ricercatori universitari, esperti di export.
Il marchio di qualità di Ifoodq è costruito intorno ad alcuni parametri chiave.
Per poter accedere alla piattaforma un’azienda deve essere italiana deve porre in atto dei controlli e analisi sui prodotti e deve essere selezionata per tre requisiti:
- il legame con il territorio (materie prime o tradizione);
- una qualifica organolettica, che abbia un elevato riscontro di gradevolezza tra i consumatori;
- il processo produttivo e la dotazione di certificazioni di qualità (non solo Dop, Igp, Doc o Docg, ma anche Iso 22000, bio e altre).
Un’azienda che abbia tutti e tre i parametri è selezionata come Top (Territorio, Origine e Processo).
“Ifoodq non è l’ennesimo marchio di qualità nel mondo agroalimentare – sottolinea Valerio Sarti – ma vuole essere qualcosa di diverso che non c’è sul mercato. Il mondo delle certificazioni è molto variegato, tecnico, implica risorse in consulenza per il rispetto dei vari regolamenti, ma non è in genere mirato alla comunicazione verso il consumatore, che spesso si ferma al brand. Ifoodq punta invece sulla comunicazione al consumatore finale“.
La piattaforma è un mix di comunicazione tecnica e narrativa.
Le caratteristiche e le informazioni sono veicolate con dei video evocativi. “Abbiamo fatto un lavoro di team, tra aspetti tecnici e di comunicazione – rimarca Valerio Sarti – confezioniamo un’informazione emozionale e informativa, individuando, da tecnici, dei plus che vengono esplosi“. Per chi voglia approfondire l’aspetto documentativo, c’è anche un’area ad hoc che riporta i requisiti vantati dall’azienda, le analisi effettuate, le indagini microbiologiche. Documenti di sintesi a uso del consumatore.
Al momento, oltre allo stesso ristorante Innocenti Evasioni, hanno già aderito altri due produttori, il Raviolificio San Marco e Silvano Bolmida, produttore di Barolo Docg, ma la piattaforma è naturalmente aperta.
“IFoodq – sottolinea Eros Picco – nasce a seguito dei miei continui viaggi internazionali, soprattutto in Cina, tra scuole di cucina e showcooking, dove mi sono accorto che c’è grande desiderio di made in Italy, di conoscenza dei nostri prodotti agroalimentari e di come si preparano. Con Valerio è nata l’idea di mettere insieme la parte narrativa con quella tecnica e di certificazione del prodotto italiano“.
Al progetto si affiancherà un magazine online curato da Maria Zemira Nociti, tecnologa ed esperta di export agroalimentare, soprattutto per i mercati Ue, Usa e Canada, nonché giornalista.