Il lavoro illegale nei campi ha numeri da capogiro. Il Governo crea la ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’ e premia le imprese che ne faranno parte.
Sono circa un milione e duecentomila i lavoratori del comparto agricolo in Italia, di cui il 42% in nero. Le agromafie muovono un giro d’affari che, secondo i dati Istat e Flai Cgil, tocca vertiginosamente i 2,5 miliardi di euro. Il caporalato è parte di questo sistema.
Un reclutamento massiccio di donne e uomini, dalle piazze e dai magazzini ortofrutticoli, verso i campi coltivati. Non solo stranieri. Giovani madri e padri disoccupati per lo più, in cerca di un impiego, anche illegale, per portare a casa a fine giornata una paga che non arriva a 30 euro, quando va bene.
Di recente La Repubblica ha pubblicato un’inchiesta che punta i riflettori sulla particolare situazione della Puglia, che insieme a Sicilia e Campania, è uno dei territori dove il fenomeno dello sfruttamento nei campi è una vera emergenza (40mila le italiane e 18mila le straniere nella rete del caporalato – dati Flai, Cgil).
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali prova ad arginare il problema mettendo in campo una serie di azioni. Per il momento solo una pezza, ma la strada potrebbe essere quella giusta. Al Palazzo dell’Agricoltura si è tenuto il vertice nazionale sul caporalato per definire il piano di azione per contrastare il lavoro irregolare e iniziare l’attività della cosiddetta‘Rete del lavoro agricolo di qualità’.
Alla riunione hanno partecipato i ministri delle politiche agricole Maurizio Martina e del Lavoro Giuliano Poletti, Teresa Bellanova (Sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), Tito Boeri (Presidente Inps), Fabio Vitale (Presidente della cabina di regia della ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’), Leonardo Di Gioia (Conferenza Stato-Regioni), i rappresentanti del Corpo Forestale dello Stato, Assolavoro, Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila, Ugl, Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Ue Coop, Ancc-Coop – Coop Italia, Ancd-Conad e Federdistribuzione.
Dal primo settembre le aziende agricole interessate potranno aderire alla Rete tramite il sito www.inps.it. Per la prima volta in Italia si istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro.
Si prevede, inoltre, un sistema premiante per le imprese che aderiranno alla Rete ed entreranno nel circuito. Della cabina di regia, presieduta dall’Inps, fanno parte le organizzazioni sindacali, le organizzazioni professionali agricole, insieme ai rappresentanti dei Ministeri delle Politiche agricole, del Lavoro e dell’Economia e della Conferenza delle Regioni.
Possono fare richiesta per entrare nella Rete le imprese agricole in possesso dei seguenti requisiti:
- non avere riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto;
- non essere stati destinatari, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive per le violazioni di cui alla lettera 1);
- essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
“Vogliamo passare dalla gestione dell’emergenza – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – a un lavoro stabile, organico e coordinato di azioni costanti contro il caporalato, che va combattuto come la mafia. Con questo vertice è stato dato un mandato chiaro alla cabina di regia della nostra ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’ che entro le prossime due settimane dovrà presentare un piano di misure concrete su tutto il territorio. Un Patto di responsabilità che precisi gli impegni di istituzioni, parti sociali e imprese per azioni immediate. Già nelle scorse settimane con il Ministero del Lavoro abbiamo rafforzato i controlli. Un’azione che deve essere quotidiana a tutela della dignità, dei diritti e della sicurezza dei lavoratori. Vogliamo rafforzare l’operatività territoriale della Rete, che abbiamo fortemente voluto mettere nella legge Campolibero nel 2014 e che il 1° settembre parte proprio grazie al lavoro fatto in questi mesi. Lavoriamo per anticipare in un veicolo legislativo utile le norme inserite ora nel ‘Collegato agricoltura’ all’esame del Parlamento”.