IL FUTURO DELL’AMBIENTE? IN BORSA
Qualcuno lo ha definito un mezzo che, per l’ambiente, rappresenta quello che i raggi X hanno significato per la medicina. Altri ne hanno parlato come di uno “strumento vitale”. Oltre alle definizioni e ai paragoni, una cosa è certa: per le aziende, il CDP offre un atout in grado di dare valore economico agli investimenti effettuati in termini di cambiamento climatico. Ma anche un mezzo in grado di dimostrare che il profitto non è più il solo strumento per misurare la capacità competitiva di un’azienda.
Ing. Stefania Galletti – Technical Sales Specialist Sustainability – IMQ
CDP è una no-profit che opera da quasi 15 anni a livello globale, per trasformare il modo in cui facciamo business e favorire la crescita economica nel rispetto dello sviluppo sostenibile.
CDP si concretizza ad oggi in diverse iniziative, tra cui la più nota premia la qualità e la trasparenza delle aziende. La qualità delle azioni attuate in ottica di lotta al cambiamento climatico (performance), e la trasparenza con la quale tali attività vengono divulgate (disclosure).
Ma è anche un mezzo contro il green-washing poiché, essendo gestito da un soggetto indipendente (di parte terza) e divulgato al pubblico, diventa garanzia di obiettività e comprovata corrispondenza rispetto a quanto dichiarato.
Uno strumento che, per l’incidenza di questi ultimi aspetti, è riuscito a trasformare l’attenzione per il cambiamento climatico in reddito, diventando un importante indice di borsa.
Andate su Google Finance, su Thomson Reuters, oppure su Bloomberg, inserite un titolo e poi in Key stats and ratios cercate il codice CDP. Accanto troverete una percentuale: ebbene quello è il voto che il CDP, basandosi sulla valutazione di disclosure e performance, ha assegnato a un’azienda. Un indice che viene analizzato dagli investitori nelle transazioni in borsa. Tanto più il voto è vicino al 100%, tanto più l’azienda è affidabile, e tanto più è affidabile tanto più sarà in grado di dare valore economico agli sforzi fatti in termini di lotta al cambiamento climatico.
Un po’ di storia
Ma facciamo ora un passo indietro per raccontare un po’ di storia. Il CDP (nato come Carbon Disclosure Project) è stato pubblicato per la prima volta in Italia nel 2008 (CDP Italy), ma è presente da quasi quindici anni in altri Paesi, nei quali è diventato uno strumento fondamentale per i decision maker in ottica di scelte di investimento, prestiti e analisi assicurative. In pratica si tratta di un documento, frutto di attente valutazioni e analisi, nel quale viene dato un voto, e dunque una graduatoria, alle aziende che hanno avviato azioni in termini di lotta ai cambiamenti climatici. La valutazione viene assegnata, come dicevamo, in base alla qualità delle informazioni utilizzate per divulgare in modo trasparente le politiche ambientali e alla bontà delle iniziative avviate. È uno strumento che, all’unanimità, è considerato indispensabile per la tutela del nostro Pianeta e per la crescita delle aziende.
Christiana Figueres, Executive Secretary della UN Framework Convention sul Climate Change (UNFCCC), ha riconosciuto al CDP, in ambito climatico, la stessa portata che i raggi X hanno rappresentato per il futuro della medicina. Rupert Murdoch ne ha elogiato l’indiscutibile capacità nel supportare le aziende nell’individuare i rischi, ma soprattutto le opportunità offerte dal cambiamento climatico. E ancora, Bill Clinton lo ha definito come un progetto vitale. L’Executive Director della Goldman Sachs Global ha invece messo in evidenza l’obiettività di questo sistema, in grado di offrire un metodo unico, standardizzato e confrontabile nella valutazione delle performance climatiche.
Come funziona
Anzitutto è bene chiarire che si tratta di un programma volontario. Viene proposto da CDP alle aziende con maggiore capitalizzazione di mercato (in Italia sono oggi 100). Tuttavia, ci sono società, magari anche non capitalizzate, che chiedono di aderirvi in maniera volontaria, senza aver ricevuto una proposta da parte del CDP. Oppure ancora, alcune delle società quotate invitate a partecipare, a loro volta stanno cominciando ad estendere l’invito ai propri fornitori. Chi partecipa al programma deve affrontare, come primo passo, un questionario. È la fase forse più lunga e complessa, perché la compilazione prevede una profonda conoscenza dei flussi e delle strategie aziendali in termini ambientali, e talvolta la capacità di reperire i documenti a supporto delle dichiarazioni effettuate. Ma è un passaggio indispensabile, come potrebbe essere, per usare una similitudine medica, l’anamnesi.
E come nell’anamnesi avviene la raccolta, dalla voce diretta del paziente e/o dei suoi familiari, di tutte le informazioni indispensabili al medico ad elaborare la diagnosi e a prevenire eventuali rischi dati da familiarità, così nella raccolta delle notizie per la compilazione del questionario CDP viene data alle aziende l’opportunità di individuare “lo stato di salute” della propria politica ambientale in relazione all’impatto sul cambiamento climatico e al necessario adattamento, di evidenziare i potenziali rischi ma anche gli ambiti di intervento e miglioramento. Una volta completato, il questionario con la relativa documentazione viene sottoposto al vaglio di un ente al di sopra delle parti. Anzitutto per valutare la completezza e la trasparenza dei dati dichiarati, poi per giudicare, secondo parametri condivisi e obiettivi, la bontà delle iniziative avviate. Il tutto per poi essere tradotto nel famoso voto in percentuale che va a qualificare sul mercato, disclosure e performance dell’azienda.
Uno strumento di miglioramento per le aziende, un indice per il mercato
Come evidenziato all’inizio dell’articolo, il valore finanziario del programma CDP coinvolge molti stakeholder tra cui gli investitori istituzionali e il public procurement. Ma non è questo l’unico aspetto. Infatti, dalla dichiarazione di personaggi autorevoli, emergono altri vantaggi in termini aziendali, di miglioramento delle strategie organizzative e di ottimizzazione delle risorse. Prova ne è il fatto che oggi, più di 5.000 organizzazioni presenti nei paesi a maggiore sviluppo economico, rilevano le proprie emissioni di gas effetto serra e analizzano i rischi e le opportunità legate al climate change, attraverso il CDP, con l’obiettivo di stabilire gli obiettivi di riduzione e migliorare i risultati. A questi due ambiti occorre infine aggiungere un terzo punto, legato alla credibilità aziendale sui consumatori diretti. L’adesione al CDP è infatti di per se stessa una dichiarazione di trasparenza e di volontà di miglioramento. Due requisiti sempre più richiesti anche dai consumatori, ormai sensibili al rischio del greenwashing e attenti a scelte e soluzioni sostenibili.
Vantaggi
• Valorizzazione economica degli investimenti fatti in ambito di sostenibilità.
• Visibilità nel settore della finanza e inclusione dei leaders in indici di sostenibilità.
• Garanzia di trasparenza nei confronti di stakeholder, mercato e consumatori.
• Visibilità di buone pratiche di gestione (coinvolgimento dell’alto management aziendale, strategie di medio/lungo termine).
• Ottimizzazione delle risorse aziendali.
• Prevenzione dai rischi dovuti al cambiamento climatico.
• Gestione ottimale delle eventuali opportunità.
Svantaggi
• Alla prima adesione, investimento in termini di tempo per la compilazione del questionario e la raccolta della documentazione necessaria (tempo indirettamente proporzionale al livello di maturità della politica ambientale avviata dal- l’azienda e al livello di coinvolgimento dei ruoli direttivi).