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A proposito di Terzo Settore: SOCREM MILANO

Socrem Milano Certificato su Magazine QualitàConsiderato che gli ultimi articoli pubblicati sul tema del Terzo Settore hanno suscitato un notevole interesse, abbiamo deciso di intervistare Giovanni Bossi, Presidente di SOCREM MILANO, storica associazione –  oggi APS – fondata nella seconda metà dell’800 e il Consigliere Silvano Bossi che, nella sua qualità di responsabile della “compliance” generale di SOCREM Milano, ha curato il progetto di certificazione OLC2015.

A Giovanni Bossi, Presidente, chiediamo: “perché SOCREM ha pensato a questo progetto di certificazione di terza parte secondo uno schema apparentemente ancora non diffusissimo, visto che già state lavorando, come la maggior parte degli operatori del Terzo Settore, nel non semplicissimo programma di registrazione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS)?”

“Innanzitutto la nostra organizzazione aveva la necessità di un rilancio generale delle sue strategie nell’ambito delle quali trovano spazio anche prossime ipotesi di fundraising. Al riguardo, abbiamo appreso che altri operatori avevano affrontato questo tema, con scelte che hanno prodotto risultati più che lusinghieri. Abbiamo dunque riflettuto sulla opportunità di intraprendere lo stesso percorso, con l’obiettivo di raggiungere un più ambizioso livello di reputazione e di visibilità, in un momento in cui diverse ricerche di mercato evidenziavano un generale calo dei proventi da donazioni da parte degli stakeholders” e poi già con la Legge delega 106/16 al punto 2. Dell’art. 7 Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, promuoveva “ l’adozione di adeguate ed efficaci forme di autocontrollo degli enti del Terzo settore anche attraverso l’utilizzo di strumenti atti a garantire la piu’ ampia trasparenza e conoscibilita’ delle attivita’ svolte dagli enti medesimi “ e lo schema OLC era e rimane l’unico strumento disponibile. “

Pur essendo un progetto decisamente nuovo per noi, ne abbiamo da subito apprezzato la valenza, nel convincimento che qualità e trasparenza gestionale siano fattori imprescindibili per un’organizzazione che punti ad un posizionamento distintivo: tanto più se il contesto di riferimento – pur in presenza di una legge di riforma piuttosto recente – non è immune da fenomeni di opacità, con la non piacevole sottolineatura di episodi non proprio etici da parte dei media.

Il processo decisionale che tappe ha percorso ?

“Una volta deliberata la scelta di avviare questo ” processo trasparenza gestionale ” ci è sembrato del tutto logico indirizzarci verso schemi valutativi specificamente studiati per operatori del Terzo Settore, non andando quindi a considerare altri standard più pertinenti il mondo industriale o in genere delle imprese. Ci siamo dunque attivati in questo senso ed abbiamo abbastanza rapidamente capito che lo schema OLC 2015  rappresentava una risposta ideale alle nostre necessità. La fase iniziale è stata ovviamente impegnativa, con sforzi reciproci di allineamento di linguaggio e concetti, ma, proseguendo, è andata via via maturando la consapevolezza che l’esercizio era utile sotto diversi profili e che davvero il risultato finale è espressione di un salto di qualità e di miglioramento dei nostri processi a prescindere dai risultati delle attività di funding. Situazione, dunque, che ci sembra correttamente propedeutica alla successiva fase di consolidamento reputazionale”.

A Silvano Bossi, Consigliere con delega alla supervisione del progetto OLC, chiediamo: “lei da ex dirigente di azienda aveva già un background esperienziale che l’ha facilitata nel comprendere le potenzialità offerte dal progetto OLC. Crede che sia altrettanto facile per molte organizzazioni ?”

“Credo che l’endorsement del nostro Consiglio Direttivo, dove già erano presenti professionalità use ad esperienze di certificazione ( ISO 9001 e ISO 37001 ) – soprattutto per i Revisori Contabili – abbia contribuito alla riuscita generale del progetto – C’era, in sostanza, la percezione condivisa che questo lavoro ci avrebbe aiutato nel nostro programma generale di aggiornamento delle strategie e delle operations. Ci siamo confrontati anche con Valutatori Ispettivi Interni di aziende che operavano come volontari in alcune onlus già certificate e la citata percezione prendeva forza.

Ben consapevoli della rilevanza dell’impegno, – bisogna qui ricordare che lo schema OLC è una novità per la maggior parte dei Manager, ruoli apicali delle ex onlus, ma anche per i consulenti e per chi si occupa di certificazione – siamo partiti.

In primis, un’analisi delle nostre procedure e della congruenza generale (per uniformità di comunicazione) con il sito web. Poi abbiamo dato risposte e, talvolta, corretto il tiro, a tutti i punti di disamina previsti dal Manuale OLC e, alla fine, abbiamo discusso con l’Ente di certificazione prescelto sia gli esami documentali, che le verifiche in campo. E’ stato impegnativo, ma fluido e, come già detto, il tutto svolto con la vicinanza del Consiglio Direttivo , di fatto main sponsor del progetto.

Sulla base della vostra esperienza è un progetto che consigliereste ad altre organizzazioni del Terzo settore ?

“Sicuramente a tutte quelle organizzazioni che intendono fare dell’eccellenza qualitativa un asset portante della loro strategia. Come già sottolineato, il processo contribuisce a riguardare i propri modelli operativi e questo spesso si traduce in un miglioramento dei medesimi. La presenza di un certificato di conformità deve diventare un passaggio sostanziale, anche e soprattutto per le tutele dei diritti degli stakeholders. Dopo i già citati fenomeni opachi emersi dall’approvazione della legge di riforma, i donatori sono molto più attenti a come devolvono il loro 5 / 8 per mille o a come fanno donazioni e lasciti liberali. Un ente che non capisce questo è probabilmente un ente miope e destinato a certo irreversibile decadimento nel tempo. Se poi non si rende conto che gli stakeholders, in futuro saranno sempre più attenti e consapevoli degli eventuali livelli di qualificazione degli operatori di mercato. Peraltro la stessa riforma parla di doverosi controlli. Per ora, noi sappiamo bene che, in ambito privato, l’opera di controllo fatta su consulenti, certificatori ed enti di formazione dalla società Aachen ( il nome tedesco già da sé ispira un approccio alquanto… rigoroso) e cioè l’ azienda titolare dello schema OLC con 30 anni di esperienza nella compliance aziendale, offra testimonianza diretta sul significato di principio inderogabile di terzietà“.

Quindi pensate che il progetto sia utile non solo per quanto riguarda gli aspetti legati al fundraising ma anche per altre nuove iniziative che SOCREM ritiene importanti per il suo futuro?

“Sicuramente Il fundraising può diventare una parte importante per la sostenibilità economica dell’Associazione, ma oltre all’incoming ci sono altri aspetti al cui buon funzionamento OLC dà il proprio contributo. Il tutto sempre secondo un preciso programma di controlli e di auto controlli. E il tutto anche – non dimentichiamolo – a garantire agli oltre 12 mila soci di Socrem che – chi guida l’associazione – lo fa nel rispetto assoluto di regole e principi. Del resto anche proprio da alcuni soci molto attenti erano pervenute indicazioni su come SOCREM ottemperava al punto 9 Art. 93. del DL 117/17 ( Controllo 1 ). I controlli sugli enti del Terzo settore sono finalizzati ad accertare:

  • la sussistenza e la permanenza dei requisiti necessari all’iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore
  • il perseguimento delle finalità civiche, solidaristiche o di utilità sociale
  • l’adempimento degli obblighi derivanti dall’iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore
  • il diritto di avvalersi dei benefici anche fiscali e del 5 per mille derivanti dall’iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore
  • il corretto impiego delle risorse pubbliche, finanziarie e strumentali, ad essi attribuite

Comunicazione a cura della Redazione con il contributo di Aachen

2023-04-12T16:13:46+01:00Aprile 12th, 2023|Terzo Settore|
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